venerdì 27 dicembre 2013

Breve storia delle teorie atomiche: John Dalton




John Dalton non era uno dei fratelli Dalton, ma uno rispettabile scienziato inglese d'inizio ottocento il quale, recatosi a una riunione di quaccheri convinto che le sue calze fossero marroni, si vide obiettare dai presenti che in realtà esse erano di un rosso assai acceso. Scoprì così di essere affetto da deuteranopia, cioè insensibilità al colore verde, è noto infatti che il marrone è un arancione più spento e talvolta un rosso più inverdito. Egli era così animato da spirito scientifico che decise di donare i propri occhi alla scienza per poterli studiare dopo la sua morte, e fu così che nacque il daltonismo. Ma non è per questo che John Dalton verrà ricordato, bensì per essere colui il quale riportò in auge l'atomismo dopo secoli di arbitrario oscuramento. Se noi oggi siamo giunti fino alle stringhe, indistricabilmente attorcigliate alle loro brane, lo dobbiamo in qualche modo a quel distinto signore che non distingueva il rosso dal marrone. Egli notò come fosse più facile considerare le molecole dei composti chimici come aggregati di puntini duri e indivisibili, praticamente indistruttibili, mai corrotti e mai generati (ma soprattutto incolori): gli atomi, per l'appunto. Egli notò come se due elementi si combinano fra loro, formando composti diversi, le quantità di uno di essi che si combinano con una quantità fissa dell'altro stanno fra loro in rapporti razionali, espressi da numeri interi e piccoli. Non so cosa significhi, ho una naturale avversione per i numeri. Ma sappiate che esiste una corda tesa fra Leucippo (e fra qualche mistico indiano, perché gli indiani c'entrano sempre) e John Dalton (passando per Democrito ed Epicuro, ça va sans dire). L'atomo, e cioè l'indivisibile, rispondeva alla fondamentale esigenza di evitare di ricadere nel paradosso della divisibilità infinita dello spazio, e cioè nella visione paradossale di un bastone che si spezza all'infinito, senza mai giungere a una fine, e suscitare così lo scabroso dubbio che a sorreggere la materia vi sia un abisso di nulla.

Prossimamente, Joseph John Thomson e un dolce molto natalizio.

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