La traduzione dell'Ulisse è l'impresa più bella in cui mi sono tuffato dopo lo studio della filosofia, imparo un sacco di cose, affino tante qualità, insomma mi gratifica. Mi hanno chiesto perché a fronte di tante traduzioni in commercio mi sono messo a tradurlo per conto mio: perché è un libro così ricco e complesso che necessita di una traduzione personale, una parola sbagliata e subito inforchi una strada che ti conduce in mezzo a una landa desolata dove invece avresti dovuto trovare un giardino fiorito. La mia regola è: se non si capisce è colpa del traduttore, non dello scrittore.
"Grazie a lui sono risorto come Lazzaro"
Italo Svevo
"...il rapporto tra lingua e contenuto è completamente diverso nell'originale e nella traduzione. Se essi formano una certa unità nell'originale, come il frutto e la scorza, la lingua della traduzione avvolge invece il suo contenuto come un manto regale ad ampie pieghe. La traduzione allude infatti a una lingua superiore a se stessa e rimane in tal modo inadeguata, potente ed estranea rispetto al suo contenuto."
RispondiElimina(Walter Benjamin - "Il compito del traduttore")
May be, ma non sarei così drastico. In senso olistico, l'insieme dell'opera tradotta restituisce abbastanza fedelmente il contenuto originale, anche se in qualche sua parte si perde qualcosa.
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