Dove sono finiti gli youtuber assassini? Chi diceva in Spagna, chi in Turchia, le loro case vuote, sprangate porte e finestre, fuggiti tutti, loro e le loro famiglie, come i Savoia in fuga a Brindisi, scappati come vigliacchi privi di nerbo e di princìpi. Chiuse le attività, congelati i beni, bloccati i guadagni pubblicitari sulla piattaforma, il principale imputato riappare in Italia agli arresti domiciliari, mai fuggito in realtà dal paese come trasmesso da una nota del suo avvocato. Nel frattempo si muove la politica che deve dare dignità e corso di legge all'ondata di indignazione che percorre il paese: stretta sulle patenti, stretta sui suv, giro di vite sui neopatentati, la garrota della legge, implacabile, a ristabilire le smarrite virtù civili dei giovani di oggi. Non si capisce più chi è più mostruoso, se il colpevole o il formidabile apparato che gli costruisce intorno la condanna (cfr. Arancia Meccanica). La stampa come primo veicolatore di odio, di stigma, del male sociale che si vuole denunciare nell'altro, un male che guarnisce a neve quello del colpevole, come a decorarlo, esagerarlo oltre la misura: forse ci farà stare meglio, ci sentiremo più al sicuro quando il colpevole si sentirà finalmente in colpa?
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