Così, all'improvviso, con la consueta estemporaneità cinobalanica che caratterizza i mezzi di informazione, si è aperta la caccia agli youtuber, oggi dobbiamo far finta di scoprire, indignatissimi, che dietro ai bimbominkieschi contenuti degli youtuber ci sono vere e proprie società di produzione a responsabilità limitata con un giro di milioni, con spese, ricavi e utili di esercizio (cinquantamila euro il primo anno), che la Sony sponsorizza fornendo l'apparecchiatura, che magari Nike e Adidas le scarpe e i cappellini, Tesla e Lambo il materiale rotabile, che si tratta di un format d'importazione di un canale americano che fattura centoventimila volte di più, e ce ne parlano come se loro non c'entrassero, come se loro non facessero parte dello stesso circo di cazzari. Ci aspettano almeno due settimane di rampogne di esperti psicologi in cheveux gris che ci spiegano come i giovani di oggi non hanno più valori e bisognerebbe toglierci i telefonini, i telefonini magari gentilmente offerti dalla Apple, sponsor ufficiale. «Ciò che davvero è urgente è l’educazione all’utilizzo degli strumenti digitali»: uno studia perfino alla Bocconi, più educato di così!
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