Stavo leggendo in bagno La malattia mortale, l’unica opera integrale di Kierkegaard di cui attualmente dispongo nell’edizione economica Mondadori. Il libro tratta del tentativo, per il momento piuttosto tortuoso, di dimostrare come la disperazione sia quel tipo di malattia mortale che però non conduce alla morte, e che questa impossibilità sia proprio il segno indelebile della sua natura (mortale). Si tratta di considerare la disperazione come concetto in sé, com’è d’uso fra i filosofi, cioè sub specie aeternitatis, sotto l’aspetto dell’eternità e non sotto l’aspetto del caso particolare.
Ma un caso particolarmente disperato mi attendeva alla fine della sessione di lettura: la fine della carta igienica. La mano allungata verso il rocchetto di cartone, nudo come un uccellino spennato, la disperata ricerca di un ricambio che non c’era, in quell’attimo tutta la disperazione dell’essere mortale sgomento di fronte alla compiuta irraggiungibilità dell’eterno… usare le pagine del libro come surrogato dei fogli di carta softly, sì, va bene, e quali? Quelle che forse ho già letto, ma la cosa non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello, l’ho pagato ben 6 euro e 20 centesimi, sarebbe un rotolo piuttosto costoso…
Dura la vita del singolo, quel singolo, come dice il filosofo.
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