E dopo tanta tempesta sopraggiunse la calma. Tant'è che manco mi verrebbe più voglia di scrivere, a che pro? Arrivederci, tanti saluti. Ci sentiamo appena mi imbarco in un'altra avventura. Vi parlo di com'è bella la ferrovia, di quel ponte che adesso mi pare innocuo, pure bruttino, con una puzza di urina in questi giorni di caldo che toglierebbe il fiato anche a un suicida (tanto varrebbe affogarsi nel liquame). Vivere non so ancora bene per che cosa, però almeno non mi dispero più. Vivere forse per i rapporti umani (e allora sto fresco!). Questa noia di tutto mi attanaglia fin da piccino, mi ricordo giorni interi passati senza più voglia di giocare o anche solo di ridere. Ricordo con tenerezza la nonna - la nonna che mi ha fatto da mamma - che cercava in tutti i modi di tirarmi sù, quanto mi manca. Ricordo la ragazzina dai capelli rossi, già lontanissima. Le vicine di casa di Gela, i primi spasmi ormonali per la sorella più grande, Annunziata. Si viveva senza troppe pretese perché le pretese ancora erano entità sconosciute, e come si viveva bene! Chissà com'è che poi mi sono rovinato. Di solito mi consolo col sesso, credo la cosa più vitale nelle lunghe pause tra un vuoto e l'altro.
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