Ancora stamattina, al supermercato, c'era un cartellino sopra lo scaffale dell'olio: causa conflitto ucraino abbiamo difficoltà nell'approvvigionamento dell'olio di mais. Cazzate. Non c'era quello normale, c'era quello con la vitamina D della stessa marca, ovviamente a un prezzo superiore da economia salutista, da sacrificio per la patria. E per non parlare delle mille altre sottomarche tagliate con l'olio di colza, di quelle non c'era penuria. Usano la scusa dell'Ucraina per liberarsi prima dell'olio con la vitamina D. Ah, ma a me non me la fanno, non ci sono cascato, io non l'ho preso l'olio con la vitamina D. Tanto la vitamina D io l'assumo con lo sgombro, l'aringa, il tonno, la carpa, l'anguilla, lo storione, il pesce veloce del Baltico. Corrono come missili nel plasma dell'acqua, come particelle in un acceleratore, e si caricano di ioni positivi e proprietà organolettiche, di cui l'olio è solo un tramite, un espediente pubblicitario. Ho parlato con un mio cugino nutrizionista, mi ha detto che della vitamina D, nell'olio, ci mettono solo l'aroma. Non me la fanno. State all'occhio.
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