Ma questa corsa a colorare i loghi d'arcobaleno nel mese dell'orgoglio LGBT(QIA+) non rischia di diventare una ritualità vuota, per non dire fintamente interessata nel caso delle grandi catene di socializing, che ormai sfruttano tutto lo sfruttabile pur di allargare il giro della clientela, il traffico e quindi il fatturato? Per carità, ci sta tutto e va benissimo, sfruttamento e sensibilizzazione si equivalgono, l'uno tiene bordone all'altra. Arriva Giugno e si fanno le messe arcobaleno, si celebrano le minoranze, che a ben guardare è la cosa più razzista che ci sia, ci si lava frettolosamente la coscienza per sentirsi belle persone, aperte, moderne. C'era Luxuria a Celebrity Chef che ancora la menava con il menù tradizionale "con un tocco di trasgressione", come se tutti i transessuali, gli omosessuali e i diversamente maschi e femmine dovessero per forza sentirsi trasgressivi, birichini, soubrette di varietà, e avanti di luoghi comuni. Che noia, che pedanteria, che bigottismo all'incontrario. È la stessa cosa di quando si fa l'elogio dell'africano bravo, lavoratore e rispettoso (è meridionale, sì, ma ha voglia di lavorare). Il danno che fa alla vita il perbenismo cosiddetto progressista è inquantificabile.
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