Era mezzanotte passata quando nel
silenzio pressoché totale del coprifuoco iniziammo ad avvertire il
ronzio molesto di un motorino a scoppio, dapprima molto lontano e poi
sempre più vicino, quando al rumore del motorino si aggiunsero anche
le voci degli operai e quello di uno spray spruzzato a intermittenza
sopra la sede stradale ci balenò alla mente che potesse trattarsi di
una di quelle unità comunali adibite al rifacimento delle strisce e
della segnaletica stradale che di solito escono come ladre nella
notte o come trafugatrici di cadaveri destinati alla scienza ai tempi di Beniamino Franklin
nella Londra di Re Giorgio II. Per qualche ragione che non colsi
subito in tutta la sua evidenza l'unità si intrattenne proprio sotto le
nostre finestre per un consulto, nel silenzio di tenebra si
avvertivano solo gli ordini impartiti con fermezza e il motorino
della macchina imbiancatrice accendersi e spegnersi come colta da
continui ripensamenti, e nel frattempo si era fatta la una.
Sicuramente, mi dissi, staranno tracciando le strisce
dell'attraversamento pedonale che anche se non sembra possono
presentare difficoltà d'esecuzione benché muniti di dima sagomata e
di goniometro, ma confidando nella perizia dei tecnici comunali
altamente specializzati sicuramente domani sulla sede stradale ci
troveremo dipinta la Cappella Sistina. Potete immaginarvi dunque
quale fu la nostra sorpresa al primo sorgere dell'alba quando carichi
di aspettative ci accingemmo a riavvolgere la pesante tapparella di
legno come sempre al costo di uno stiramento del nervo radiale costatando che di
fatto nessuna striscia pedonale era stata tracciata sull'asfalto ma
solo una semplice riga intermittente di mezzeria che ci sarebbe riuscito anche
un bambino non particolarmente sveglio, e tutto questo al prezzo di
una notte insonne. Mi domandavo se ci fossero gli estremi per una
richiesta di risarcimento.
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