martedì 9 giugno 2020

Il nonno

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Mio nonno era un pacifico comunista che i politici li voleva mettere tutti al muro, votava i comunisti perché erano gli unici onesti, perché il PCI era il Movimento Cinque Stelle del secolo scorso, solo con un po' più di velleità ideologiche, e gli Onorevoli li chiamava "Magnorevoli", nel senso che si mangiavano i soldi, tranne Togliatti, Longo e Berlinguer. Mio nonno odiava Craxi almeno quanto noi odiavamo Berlusconi, anzi ha fatto in tempo ad odiarlo anche lui ma non come aveva odiato "Il Crassi", che gli ricordava il Duce. Crassi fu anche il primo politico che ho odiato anch'io, per emulazione. Sui costumi della società invece era di destra reazionaria: mi proibiva di portare i jeans, di mangiare bastoncini e sofficini Findus perché erano novità troppo nuove del progresso (ma poi mi portava le Fiesta e le Girelle Motta che chissà perché erano consentite), detestava le donne che fumavano perché non stava bene e quelle che portavano i pantaloni perché erano delle poco di buono. A lui i capelloni gli facevano schifo, preferiva i "cappelloni", cioè i film dei cowboy. Vestiva elegante come un marsigliese, con il gilet e il gessato color navy, e il Borsalino era l'unica corona degna di cingere la sua testa. Grazie a tutti i voti che diede al PCI contribuì in modo decisivo alla nascita del progressismo italiano incarnato dal PDS-DS-PD, anche se non sarebbe stato per niente d'accordo a concedere i diritti agli omosessuali, che per lui erano tutti finocchi. Questa è la vita che è fatta di tante contraddizioni ma se pure abbiamo offeso qualcuno credetemi che non lo si è fatto apposta.

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