sabato 27 aprile 2013

La vita mi ha definitivamente preso nella sua morsa, m'è passata tutta la poesia. Più vivo e più si spegne la bellezza delle cose, non sento niente. Non so, o non ho capito, se sono io che mi spengo poco a poco o è una cosa comune a tutti gli esseri morenti, questa perdita di felicità o del lumicino di speranza, non provo emozioni. Meccanicamente mi dedico al mio lavoro come se stessi giocando una partita a Monopoli, peraltro perdendo una barca di soldi, stretto fra il salasso del Parco della Vittoria e la disperata difesa del Vicolo Stretto. E' una gran rottura di coglioni che non passa mai, che non ha mai fine. Un giorno forse, per la naturale consunzione del corpo e della coscienza, ma non è detto.

4 commenti:

  1. Càpita, dura un tot, poi all'improvviso cessa. La cosa seccante è non sapere quanto è il tot.

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    1. Massì, dai, naufragar mi è dolce in questo sonno(stranamente ho sempre sonno, oltre al mal di fegato)

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    2. Scusa, sono prosaica, ma hai provato a cambiare dieta? (sonno, mal di fegato... sono sintomi di un'alimentazione sbagliata).
      Non riesco proprio a capire, te l'ho già detto, come un giovane come te possa avere questo "male di vivere", forse perché io al contrario sono innamorata della vita e guardo con prudente ottimismo al futuro, pur sapendo che per ovvi motivi (sono anziana) non sarà ancora molto lungo...

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  2. Credo che di questi tempi ci sia un forte contagio psichico in giro, tutt'altro che positivo. Nella mia città, esco di casa per lasciare i tristi pensieri e prendere una boccata d'aria, e mi ritrovo a respirare le difficoltà altrui, che galleggiano nell'aria. Tolstoj mise in bocca al suo personaggio Levin, in Anna Karenina, l'unica soluzione possibile a tutto ciò. Innamorarsi. L'innamorato balla sulle miserie del mondo e non teme neppure la morte.

    Provate, poi ditemi se funziona. Ciao :)

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