La situazione del povero Zelenski, elevato dall'occidente al rango di eroe planetario, un comico di Zelig che si è ritrovato a sostenere una parte più grande di lui, se non l'Oscar gli daranno il Nobel per la pace che ritirerà in tenuta mimetica (vediamo, mi sono detto, se c'è traccia di quest'idea sulla rete, e infatti: Dare a Zelenski il Nobel per la pace, di Claudio Cerasa, Il Foglio). Sia messo agli atti che considero la Russia come paese invasore, che non parteggio per Putin, che le sue mire sull'Ucraina ritengo vadano ben al di là del casus belli della difesa dei russofoni. Sulle spiagge della Crimea la nomenklatura sovietica andava a fare la villeggiatura, sulle fantasticate scalinate di Odessa il lettone Ėjzenštejn metteva in scena la grande epopea della corazzata Potëmkin accolta trionfalmente dai dirigenti dell'URSS (e meno dal botteghino). Che l'Ucraina si leghi affettivamente all'America dell'Est* è una cosa che il russo non accetta di buon grado. Dico il povero Zelenski perché è chiaramente stato ridotto all'obbedienza non solo da bullo del quartiere che c'è alla Casa Bianca, ma anche da tutti gli untuosi europei prodighi di pacche sulle spalle come per esempio il Segretario Generale della Nato. Gli irenici libertari che sventolano sui social le loro bandierine ucraine stiano tranquilli: Zelenski è sempre stato un burattino in mano alla volontà russa e occidentale, con in mezzo, ahimè, una caterva di morti di cui tutti, non solo il barbaro invasor, sono responsabili.
*("America dell'Est", l'Europa, in una riuscitissima battuta di Osho)
Nessun commento:
Posta un commento