sabato 10 aprile 2021

La polenta

A me che sono lombardo non mi è mai piaciuta la polenta, eppure la polenta sta ai settentrionali come il cioccolato dovrebbe stare agli svizzeri ma io non ci ho mai trovato niente di speciale. Sarà la mia metà calabrese che ottunde in me la memoria genetica delle epidemie di pellagra. Mi piaceva solo quella che rimaneva attaccata al paiolo perché sapeva di pop corn. Nonna la faceva densa, quasi impenetrabile, la lasciava raffreddare e poi ne faceva dei solidi che metteva ad arrostire sulla stufa, sembravano mattoni. Opportunamente arrostiti potevano acciaccare il pollame a una certa distanza. Alla polenta più classica, invece, ci si aggiungeva il burro come rinforzo oppure le fette di salame, però arrostite, perché crude erano poco sostanziose. Se il nonno ritornava vittorioso dalla battuta di caccia allora ci aggiungevano gli osei, cioè i comuni passeri domestici della classificazione di Linneo, nella forma di una scatoletta toracica con due zampine secche secche il cui apporto proteico era equivalente a quello di una nocciolina. Al già scarso volume della carne c’era poi da sottrarre quello occupato dai pallini, per cui procedendo con l'autopsia si poteva testé capire se il passerotto era stato colpito a un organo vitale oppure era semplicemente morto di spavento, ma era più la spesa che l’impresa. I passerotti sapevano di selvatico, erano amarognoli, poco soddisfacenti, gli preferivo i dixi oppure quelle polverine colorate che messe sulla lingua cominciavano a crepitare come girandole alle feste di paese. Non si poteva mangiare polenta mentre alla televisione passavano i video degli A-ha, quel genere di spettacoli andava visto mentre si consumavano sofficini o bastoncini del dottor Findus, peraltro severamente proibiti da mio nonno che non voleva vedere roba "compra" in casa. La roba "compra" era la roba già cucinata, cioè ogni prodotto che non crescesse in terra o fosse attaccato a una pianta, anche salami e coppe non crescevano sulle piante ma per quelli si trovava il modo di chiudere un occhio. Oggi il mais lo usano per fare i sacchetti della spesa.

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