Parlando seriamente, non ce l'ho con il giornale di Luca Sofri, può capitare anche che lo legga, però la sensazione è che sia molto facile per loro passare da paladini della corretta informazione con il senno del poi, sono molto precisi ora ad elencare e riassumere la cronistoria del coronavirus in Italia, ma è un po' come la storia della nottola di Minerva che spicca il suo volo a giornata già conclusa, a fatti già accaduti. Non pretendiamo dal Post che predica il futuro, ma il giornalismo, santo dio, dovrebbe anche essere capace di mettere in guardia per tempo elaborando dati freschi a sua disposizione, è nelle sue prerogative. Purtroppo però quando i dati a sua disposizione sono una rimasticatura accurata di notizie già date da altre testate quello che si produce è un prodotto inerte, un replicatore automatico di opinioni.
Ci stiamo dedicando, per esempio, a rileggere quello che Il Post scriveva nei primi giorni della pandemia, il solito elenco di opinioni ben presentate senza troppa enfasi e con il consueto equilibrio, fra cui spicca l'opinione di Walter Ricciardi, consulente del governo sul coronavirus, che così diceva: "si dovrebbe «ridimensionare questo grande allarme, che è giusto, da non sottovalutare, ma la malattia va posta nei giusti termini. Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario»" (In Italia il coronavirus risulta essere in undici regioni, 26 Febbraio 2020). Niente panico, si diceva, guarda che giornalismo equilibrato, come non cede alle paure. "gestibili in ambiente sanitario". Se l'opinione pubblica si forma un'idea qualcuno però gli darà pure un'imbeccata.
Come diceva Crisanti a Otto e mezzo il 18 marzo, Crisanti l'eretico che andò controcorrente suggerendo in Veneto di fare più tamponi: "Ma scusi, ma non sono stati media, politici, opinion leader tutti quanti insieme a convincere gli italiani che bisognava andare a prendere aperitivi in piazza, muoversi, fare ripartire Milano, l'industria, il turismo e così via, mentre il virus allegramente si spandeva in Italia?...", la Gruber glissava scaricando sulla classe politica.
Poi vennero puntuali e descrittivi i post sul disastro in val Seriana. Dopo. C'è rimasto in Italia qualche reporter vero che testimoni i fatti vivi sul campo o sono diventati tutti aggregatori di terze parti?
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