venerdì 7 giugno 2019

Pamphlet

Hanno aperto le stalle, cioè sono finite le scuole e gli studenti, presi da un entusiasmo da coppa del mondo, si riversano chiassosi in mezzo alla via, tutta gente che poi toccherà frequentare in ufficio e sui posti di lavoro, da brividi, e io mi chiedo: ma perché continuano a fare figli? A tal proposito mia zia diceva: sì, i putìn, puvrin, iè bei, ma a mi, cusa vot farag, im pias minga (”sì, i bambini, poverini, sono belli, ma a me, che vuoi farci, non mi piacciono mica”), che quando ci penso tutte le volte mi commuovo, con quel “puvrin” che sta ad indicare il minus habens di cui ci si deve ahimè far pure carico.

Il bambino, poverino, non sa nemmeno reggersi in piedi da solo, lo vedi? E’ rotto, non ce la fa, è troppo scemo per riuscirci. La tenerezza che ci ispira è compatimento, ridiamo di lui quando barcolla e si caga addosso, e poi più cresce e più diventa molesto, finché, a poco poco, perviene, a coronamento della sua carriera, a quella raffinatissima e suprema forma di idiozia che è la vita adulta.

Fine del pamphlet.

Nessun commento:

Posta un commento