La filosofia prima di Cartesio ritiene implicitamente che una volta che il pensiero è libero dall’errore rispecchia la realtà vera in sé e per sé. Con Cartesio invece siamo alla scoperta che la realtà è prima di tutto produzione del soggetto, e occorre quindi ricomporre la dicotomia tra realtà prodotta dal soggetto e realtà in sé.
Cartesio sa che l’unica vera certezza immediata è il pensiero, cogito ergo sum, la realtà estesa e materiale rimane invece iscritta nel pensiero e qui nasce il dubbio iperbolico del genio ingannatore che ci inganna sul fatto che esistiamo come carne e sangue, potrebbe essere un sogno.
La soluzione di Cartesio è allora una soluzione di fede che riecheggia l’argomento ontologico: se Dio è perfettissimo allora è anche buono e non ci può ingannare sull’esistenza della materia. L’argomento non è incontrovertibile perché si fonda sulla fede che Dio sia l’essere perfettissimo.
Arriverà poi Kant a dire la parola definitiva sulla questione: la realtà tutta è produzione del soggetto, compresa l’esperienza del mondo materiale, la realtà vera è chiusa in sé, inconoscibile direttamente (più avanti ci si spingerà oltre e si arriverà alla conclusione che la realtà in sé non è necessaria, che tutto è contenuto del pensiero, comprese le leggi della matematica e quelle della fisica).