Qui è dove il climatologo Mercalli ci dice che la crisi climatica è irreversibile ma dobbiamo tutti impegnarci nelle cure palliative per tirare a campare il più possibile ("palliativo", di trattamento che allontana per poco le conseguenze).
Non è chiara la metafora: se il processo è irreversibile è fuori controllo, la volontà di potenza è impotente, l'ambizione di controllare il sistema climatico del pianeta è hybris, superbia che porta l'uomo a presumere una potenza che non possiede.
"Sì, il Suv ci piace da mostrare agli amici ma consuma. Io per esempio ho smesso di volare. Sostituisco l'aereo con il telelavoro [...] e sabato in Friuli verrò con l'auto elettrica."
Non è il consumo del Suv che disturba, è la sua insolenza, di fatto un Suv potrebbe essere anche elettrico ma è l'idea stessa di Suv che disturba il climatologo di sinistra, come se il mondo fosse tutto a misura di torinese e milanese e il canadese del Quebec o il nigerino del Sahel dovessero spostarsi in Topolino, che presunzione. La stessa presunzione di chi può permettersi il telelavoro e di non prendere l'aereo, consolato dal gadget tecnovanitoso dell'auto elettrica. Dal suo chalet di montagna il climatologo di sinistra dà lezione di ecologismo al povero cristo di Bamako, si aggiorni il Manifesto: proletari di tutto il mondo fatevi l'auto elettrica! (diglielo al povero cristo del Sahel di farsi i doppi vetri, di consumare meno carne, di farsi l'auto elettrica, non c'è più rispetto per gli uomini).
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