Quando ti accosti alla filosofia moderna ti rendi conto di una cosa, che mette in discussione seriamente il concetto di realtà esterna alla mente. La prima reazione è di incredulità: ma di che diavolo stanno parlando? Poi per forza di cose sei costretto a comprendere, perché la filosofia non è una passeggiata al museo, non si può liquidarla imparando a memoria le targhette, e allora comprendo perché perfino il concetto di realtà esterna alla mente può essere messo in discussione. E me ne convinco, voglio dire, mi convinco che la realtà esterna alla mente non solo non è qualcosa di scontato, ma addirittura non necessario al funzionamento coerente della realtà. Nemmeno l’atomo non è atomo senza la coscienza che pensa quell’atomo, nessuno cosa è quella cosa senza l’intero apparato che la percepisce e la concepisce. E allora sorge l’ennesimo dubbio: ma quest’apparato sarà materiale o immateriale? E lì ti rendi conto che nemmeno la materia è un concetto così saldo come si crede, che perfino la realtà fisica può essere spiegata in termini di fenomeni che giungono alla coscienza senza scomodare l’ulteriore dimensione materiale, che a quel punto ti pare in tutto e per tutto un residuo metafisico di un’epoca che fu. E’ in questo senso che la filosofia fa scomparire le montagne, non perché scompaiano alla vista, ma perché le riduce a rappresentazione.