Presi Il Foglio, stamane, perché volevo godere dei contorcimenti della perpetua di fronte alla disinvoltura del papa relativista, che manca solo che ci mostri le mutande e giù a ridere («Cosa avete di così importante da fare?», e stavano pregando, mica facevano pompini!). «Non è per bontà d'animo, ma per dottrina, che Francesco rigetta il bastone dell'Inquisitore e predica il dialogo col mondo storico, contingente, così com'è e non come vorremmo che fosse. Il suo rifiuto del rigore dottrinale tanto inviso al mondo peccatore è un completamento essenziale, macchiavellico, del modo geseuitico di concepire l'imitazione di Cristo e l'evangelizzazione». Sarà pure «dottrina», ma finché non mi sfila al Gay Pride truccato da Amanda Lepore per me è tutta scena, semmai è dopo che diventa una cosa seria. Di fronte all'Unione dei superiori generali degli Istituti religiosi maschili (U.S.G.I.R.M) Papa Francesco, come al solito informale, s'è presentato in ciabatte pippando il suo mate (il grande Lebowski), insistendo su un punto in particolare: «Tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo corrotti. [nei seminari] Si accettino i peccatori, ma non i corrotti». E coi corrotti in culo come la mettiamo, saranno peccatori o saranno corrotti? A uno magari gli viene lo sfizio, però una tantum, e allora è un peccatore (perché sa di aver peccato), mentre un altro organizza un giro di ragazzi squillo e vive senza rimpianti, e allora è un corrotto. Sì, ma a questi livelli siam buoni tutti, tanto vale un sagrestano.
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