Un giorno Socrate venne contattato da un emissario del pd che agiva sotto copertura per conto dell'ala dalemiana, volevano candidarlo in un collegio di prima fascia, si discuteva perfino di una sua possibile candidatura a sindaco di Torino, ma la cosa giunse all'orecchio dell'ala veltroniana che subito cominciò a fare ostruzionismo su quel nome ritenuto troppo scomodo e foriero di grattacapi in vista di un possibile accordo con l'udc. Allora D'Alema cominciò attraverso i suoi organi di stampa e le sue fondazioni a lasciare in giro le sue mollichine, qua e la spuntarono citazioni di Erasmo da Rotterdam, il quale, profondamente conoscitore dei testi platonici, soleva ripetere spesso a se stesso e agli altri «Sancte Socrates, ora pro nobis», e non solo, si organizzarono convegni su Nietzsche, soprattutto insistendo sull'idea di Socrate come ispiratore di quel platonismo per il popolo che poi si risolse nel cristianesimo. Niente da fare, D'Alema, pur masticando amaro, dovette mollare il colpo, i veltroniani non capivano o non volevano capire, la candidatura di Socrate saltò. Ma il grande filosofo non rimase a piedi, lesto come un falchetto, a raccogliere il testimone ci pensò Nichi Vendola, che tosto lo candidò a supporto di Pisapia, per Socrate si ipotizzò perfino un futuro da assessore per le politiche giovanili. Apriti cielo, scoppiò un caso nazionale, ci pensò Giovanardi a dargli della finocchio in odore di pederastia, Vendola tenne duro, ma alle elezioni la Moratti piallò la sinistra come mai negli ultimi vent'anni, i milanesi, sempre più stronzi e imbarbariti, non avevano capito il senso di quella candidatura. Oggi Socrate vive in povertà e completa solitudine in un locale mansardato zona Baggio, allietato dalla sola compagnia dei suoi gatti che pur insistono a pisciargli sui sandali, negatagli la legge Bacchelli da un veto del suo collega Ceronetti, che è geloso di lui e della sua fama e che lo vorrebbe vedere morto con la faccia affondata nella lettiera. Morale della favola: i primi a farsi del male sono sempre loro, gli intellettuali di sinistra.
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