mercoledì 11 febbraio 2015

Der Wanderer über dem Nebelmeer

Una volta inteso che sei venuto dal nulla e ritornerai nel nulla e cioè che è proprio il tuo quell'essere che diventerà un niente, comincerai a sentire il bisogno quasi fisico di tentare di porvi rimedio e di proiettarti al di là del mondo, per allontanare l'estrema minaccia, per dare un senso alla possibilità sempre incombente della fine. Allo scopo un tempo bastavano gli dei, senonché accadde il fatto increscioso, e cioè il prometeico farsi avanti di un'idea tutta umana di fabbricarsi il rimedio da sé, escludendo la spiegazione mitica. Dunque la tecnica che oggi celebra i suoi trionfi e che tanto fa arrabbiare gli umanisti ortodossi cresciuti a classicismo greco e latino non solo viene da lontano, ma incarna il bisogno originario di trovare rimedio alla minaccia estrema, incarna cioè la volontà di potenza, la volontà di padroneggiare il proprio destino allontanando il più possibile l'eventualità del dolore, della morte e dell'indigenza. Stando così le cose si capisce bene come tutte le lagnanze e le recriminazioni che vorrebbero limitare in senso moralistico la potenza della tecnica finiscono per soccombere di fronte alla necessità vitale di avere potere sul proprio destino, per la tecnica è davvero morale solo l'infinito accrescimento della propria efficacia e della capacità di raggiungere i propri scopi. Questo non lo dico io ma in realtà un celebre filosofo con il quale spesso mi trovo d'accordo e questo è uno di quei casi.

2 commenti:

  1. E' lo stesso impianto filosofico morale della camorra, la quale non a caso vede aumentare ogni anno i suoi profitti ...

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